UNO STUDIO PIENO DI QUADRI

UNO STUDIO PIENO DI QUADRI

di Antonina Ducci

 

Il vortice furibondo degli atomi nei quali tutto si disperde e tutto si ricrea… tu ritornerai a lasciarti baciare dal sole di Casaccia che “scalda il cuore e rinfresca l’anima”, a fiorire di nuovo o essere pioggia sul lago e io, passeggiando in quei vicoli, ne riascolterò la voce percorsa dal vento.

Il verbo di Egon von Thor ha gli echi della Val Bregaglia; cerca declinazioni latine; il rigore filologico della lingua tedesca; scrive in calligrafie dall’estremo oriente, con cui sigilla con sinogrammi la sua propria semantica fatta di colori e segni pittorici.

La sua arte figurativa si inserisce in maniera organica negli spazi dei luoghi in cui vive, nei quali legge e interpreta il senso, la specifica spiritualità. Per questo, i suoi materiali sono frammenti del mondo, fino alla cenere, al fuoco, da cui tutte le figure che prendono vita, anche quando insolite, a me sembrano tutte sempre familiari, tragiche, umane.

Dalla leggerezza delle farfalle, dei frutti e dei fiori che anelano al sole, volti stilizzati sorridono e spalancano i loro occhi in una fissità del non detto, in ciò che spaventa a confessarsi, e così sceglie il linguaggio universale del disegno, la semantica dei segni dell’io.

I suoi schizzi, le pitture, tutti i tipi di disegno e di espressione mutano giornalmente: vi si riconosce il segno di tutte le avanguardie artistiche dei primi del ‘900 che lui ama, in contemporanea, in opere diverse prodotte tutte allo stesso tempo. Il suo è uno studio pieno di quadri.

Ǫui lo si ammira in un catalogo ragionato e nell’esposizione che nelle varie stanze ripete l’ordine in cui appaiono tutte queste sue espressioni vibranti.

Il suo avvicinamento al prossimo non vuol dire riduzione o ironia: nel suo universo le forme che riempiono i vari spazi dei fogli o delle tele scambiano continuamente qualità e dimensioni, il fluire del tempo è riempito dal proliferare giornaliero del suo personale ciclo di racconti. Le forme e i racconti ripetono forme e storie celesti e si avvolgono in una doppia spirale.

Potrebbe essere questa la chiave della sua Metamorfosi: non penso solo a Kafka, ma ricordo che nelle Metamorfosi di Ovidio fauna, flora, regno minerale, firmamento inglobano nella loro sostanza comune ciò che consideriamo umano come insieme delle qualità corporee, psicologiche e morali.

Accogliendo nelle sue opere, così diverse tra loro, di Egon, le intenzioni di tanti racconti diversi, che qui diventano forma, potrei intuire che lui non vuole servire un disegno solo, ma la molteplicità vivente che non esclude nessuno.

È forse per non essere trasformato anche lui in strane creature che questa arte di raccontare lascia la porta aperta agli indigeni e agli stranieri, indugia nel mondo delle favole; trae dall’Oriente l’oro, “quella luce che riesce a superare le linee nere, anche spesse, che riesce ad unirle dando loro nobiltà e senso. Le rende positive e le riveste di regalità.”

La Metamorfosi è il racconto meraviglioso degli spazi che si moltiplicano - anche questa è una tecnica dell’Oriente - con geometrie e disegni che si incastonano in altri disegni. Ognuno di essi  è un rifugio, una pausa all’azione, l’occasione di una riflessione. Le sue farfalle sembrano concrezioni come di conchiglie da cui scaturiscono piccole perle: contengono un mondo minuzioso, un ritmo diverso.

Ǫuando avverto che il ritmo cambia, è con i volti dei personaggi rappresentati che si avvicinano repentinamente e in colori sgargianti. Ǫuesto procedimento è spesso usato quando più soggetti, così immagino tutti i diversi protagonisti dei suoi quadri, compiono azioni parallele e  lui evita la monotonia dell’elencazione.

Non saprei dire se Egon von Thor segua di più una o più correnti artistiche o vi si rintracci lo stile di un artista in particolare.

La sua sfida della Metamorfosi è nel suo gesto di aggiungere, mai di togliere; di andare sempre più nel dettaglio. Ma una legge di massima economia interna domina il suo agire pittorico apparentemente dispendioso. È l’economia propria del cambiamento che vuole che le nuove forme recuperino quanto più è possibile i materiali dalle vecchie.

La sua è la rivincita della fantasia di variopinte forme e punte di aguto razionalismo.

 Un razionalismo che rivendica la verità e la validità eterna dell’invenzione.

  

                 2021. Acrilico su carta, 30 x 42 cm